De Vecchis, cuore-Cavese: “Mancano sette finali, usiamo la testa ed ariamo il campo”

De Vecchis, cuore-Cavese: “Mancano sette finali, usiamo la testa ed ariamo il campo”

Un solo punto.

Può essere un’inezia ma anche una montagna da scalare, quando mancano ormai una manciata di giornate al termine di un campionato durissimo come il Girone C di Promozione.

Tale è la differenza tra la Cavese e la capolista Team Nuova Florida.

Dopo un inizio anno abbastanza turbolento, la squadra biancazzurra sembra aver finalmente recuperato la necessaria tranquillità e la logica conseguenza sono le tre vittorie consecutive festeggiate nelle ultime settimane.

Daniele De Vecchis è uno dei leader riconosciuti della formazione di Fabrizio Antonini ed uno dei calciatori più amati dal pubblico dell’Ariola.

Quella che sta per volgere al termine è la sua ottava stagione tra i dilettanti, dopo aver vinto tutto ciò che poteva nel settore giovanile della Nuova Tor Tre Teste.

Non male per un ragazzo classe 1993 che, nonostante qualche colpo basso del destino, continua ancora a sognare di avere un’opportunità nel professionismo.

 

Daniele, recentemente avete ritrovato l’opportuna continuità.

Che momento state vivendo?

“Credo che abbiamo innescato la marcia più alta.

Adesso mancano sette finali: dobbiamo correre, giocarle come sappiamo e naturalmente vincerle tutte”.

Domenica da voi arriva il Sermoneta terzo in classifica e distante due lunghezze.

Che tipo di partita ti aspetti?

“E’ una gara da dentro o fuori, c’è poco da aggiungere.

Loro sono una buona squadra, ma noi dobbiamo batterli per rimanere incollati al Team Nuova Florida.

Come si suol dire, dobbiamo “arare”, giocare con il solo scopo di vincere”.

A sette turni dalla fine avete un gap di un solo punto dalla prima in classifica.

Su cosa dovete puntare per annullarlo?

“Io credo che noi abbiamo complessivamente più esperienza di loro.

In squadra abbiamo gente che ha vinto numerosi campionati, mentre loro hanno soltanto Mancini con tali requisiti.

Questo può fare la differenza in un momento della stagione in cui le pressioni si fanno sentire e può anche subentare la paura di non farcela.

Alla fine, questo campionato lo vincerà chi avrà più testa”.

cavese

Sei a Cave da una stagione e mezzo e con la piazza si è sviluppato un sentimento reciproco di amore.

Cosa significa per te indossare questa maglia?

“Ho scelto Cave a metà della passata stagione, rinunciando all’Eccellenza con il Civitavecchia, perchè volevo avvicinarmi a casa.

Qui ho scoperto un ambiente che meriterebbe almeno la Serie D per la passione che trasuda.

La gente capisce quando ti impegni e lotti in campo e sa ricambiarti con grande affetto.

Mettiamola così: tra me e la Cavese è stato un colpo di fulmine e mi auguro con tutto il cuore che alla fine della stagione noi tutti si riesca a mettere una gran ciliegina sulla torta…”.

antonini cavese

Che rapporto hai con Fabrizio Antonini?

“Ciò che ha fatto da giocatore non c’è bisogno che sia io a dirlo.

Ricordo ancora la prima volta che lo affrontai in un San Cesareo-Palestrina della mia prima stagione in Eccellenza.

Era un grandissimo centrocampista.

Il mister è stato e rimane un professionista prestato ai dilettanti e per me potrebbe ancora giocare senza alcun problema.

Con noi usa bastone e carota, ma non manca mai di spiegarti personalmente i suoi concetti ed i movimenti che desidera da te”.

solimina

Quanto ti senti cresciuto e maturato rispetto agli anni in cui eri considerato uno dei migliori prospetti in via Candiani?

“Alla Nuova Tor Tre Teste ho vissuto stagioni stupende, anche se il finale è stato un po’ deludente.

Con mister Coppitelli, che ancora sento di tanto in tanto, ho avuto la possibilità di vincere tutto e fino alla categoria “Allievi” ho creduto tantissimo nella possibilità di fare del calcio il mio lavoro.

Purtroppo, per una serie di motivi che è inutile rivangare non è stato così, però io non mollo e spero sempre di poterla avere la famosa opportunità.

Comunque, qualche soddisfazione tra i dilettanti me la sono tolta e da questo punto di vista non posso non ringraziare gente come Claudio Solimina che a sedici anni mi ha dato l’opportunità di entrare in uno spogliatoio dove c’erano giocatori come Gallaccio, Cangiano o i due Marini e poi mi ha portato con sé anche a Viterbo, Lariano e Ladispoli o come Ferazzoli con cui ho condiviso una bella stagione con l’Astrea”.