GAGLIARDUCCI: “IL SEGRETO DEL SUCCESSO DI UN TECNICO? AVERE UNA SQUADRA VOTATA ALLA MORTE”

GAGLIARDUCCI: “IL SEGRETO DEL SUCCESSO DI UN TECNICO? AVERE UNA SQUADRA VOTATA ALLA MORTE”

Tanto impetuoso, quasi incontrollabile, in partita, quanto serafico al telefono per un’intervista.

E’ il day after di Cristiano Gagliarducci, che ieri ha visto la sua Albalonga centrare la nona vittoria di fila e piombare ad un solo punto dalla capolista Nuova Itri, con lo scontro diretto che già si profila all’orizzonte e durante il quale ci si giocherà una buona porzione di Serie D.

Parla con calma, riassumendo i concetti e rielaborando il nastro della memoria.

Linee guida che ha fatto proprie in tanti anni di scontri fisici con gli attaccanti avversari e, a volte, anche verbali con i tecnici che lo hanno avuto in rosa.

Da tutti ha recepito qualcosa ed ora cerca di trasmetterlo ai suoi a modo suo e con il suo termometro, perchè ad una squadra puoi far alzare la temperatura fino a livelli di guardia, ma poi devi saperla anche far scendere.

Maniere rudi, a volte difficili da accettare sul momento, ma che hanno un perchè e trovano riscontro: in tre anni da allenatore il “Vichingo” ha centrato una salvezza quasi impossibile a Genzano, stracciato ogni record a Frascati ed ora potrebbe scrivere la storia ad Albano.

 

Gagliarducci, ieri avete dato l’ennesima dimostrazione di forza delle ultime settimane.

“Diciamo che, dopo i risultati di ieri, adesso il nostro futuro dipende da noi e basta.

Se batteremo la Nuova Itri, domenica sera saremo in testa, da soli o con il Serpentara.

Insieme alla società ed alla squadra siamo riusciti a fare un bel lavoro.

Da questo punto di vista, ringrazio Giorgio Tomei che mi è sempre stato vicino”.

E pensare che all’indomani della sconfitta di Colleferro la situazione sembrava compromessa e lei punzecchiò anche la sua squadra…

“Ho sempre detto che vincere la Coppa Italia è stato bello, ma giocare ogni tre giorni ci ha complicato le cose per un po’ di tempo.

Non è un caso che veniamo da nove vittorie consecutive, da quando siamo usciti con il Lanusei.

Aggiungo pure che ormai io ed i ragazzi ci siamo capiti adesso e siamo riusciti a trasformare un campionato che stava per diventare anonimo in un qualcosa d’importante”.

Nel calcio i numeri hanno un peso.

Da quando lei siede sulla panchina azzurra ha centrato diciotto vittorie in campionato, vinto una coppa ed ha visto segnare ai suoi qualcosa come 102 reti in due manifestazioni.

“Credo che questi numeri parlino chiaro.

Di allenatori chiacchieroni ne ho visti tanti.

Io parlo poco, mi piace fare i fatti.

Io amo lavorare sul campo e continuo a credere che nel calcio si può sempre imparare qualcosa”.

Mi dica una cosa che ha imparato.

“Ho imparato che non mi piace vedere uscire dal campo la gente a testa bassa.

Non bisogna mai farlo”.

In una recente intervista Tommaso Gamboni ha parlato molto del vostro rapporto.

E’ vero che spesso è duro con i suoi giocatori per tirar fuori il loro meglio?

“E’ una mia prerogativa e Tommaso ne è l’esempio.

I ragazzi sanno che da loro pretendo tantissimo, forse anche l’impossibile.

Con me ha vita lunga solo chi mi viene dietro”.

E agli altri cosa succede?

“O lasciano la squadra o smettono di giocare (ride).

La verità è che io non litigo seriamente con nessuno.

Mi sono lasciato male solo con due o tre persone.

Chi gioca per me sa che, se gioca male, io posso sostituirlo anche dopo venti minuti di partita.

Non lo faccio però con l’intenzione di ferire o umiliare un giocatore.

Il mio è un messaggio.

Togliendolo è come se gli dicessi che l’indomani in allenamento mi aspetto il duemila per cento da lui.

E spesso è accaduto…”.

Non c’è il rischio che poi la pressione salga alle stelle così?

“Un allenatore sa quando farla salire, ma anche quando alleggerirla.

E’ come avere un termometro in tasca.

Se vedi che la febbre sale a 42 gradi, devi farla scendere almeno a 38″.

Ha appreso questa metodologia da un allenatore in particolare tra i tanti che ha avuto?

“Ho cercato di prendere il meglio da tutti quelli che ho avuto.

Ne ho conosciuti di bravi sotto il profilo tattico, ma anche tosti, di spogliatoio”.

Parlando di quest’ultima categoria, qual è stato il più duro in assoluto?

“Mi viene in mente Chiancone, che ho avuto a Martina Franca.

Un uomo giusto.

Però non dimentico neppure Fabio Brini, un altro di poche parole, ma onesto”.

Gente dal grande pedigree.

E Gagliarducci non si sente pronto per aspirare a categorie più pregiate di questa?

“Io faccio questo mestiere, perchè punto ad arrivare in alto.

Da giocatore non sono mai stato in Serie A o in Serie B e non so saprei starci da tecnico.

Però sono sincero e dico che non avrei problemi ad allenare in Lega Pro ora come ora.

Il successo di un allenatore lo determina sempre la sua squadra.

Devi averne una giusta, che ti segua fino in fondo.

Una squadra votata alla morte per te”.

Da giocatore qual è stato l’attaccante che l’ha fatta più soffrire?

“Ho marcato gente come Stellone e Iaquinta, quando erano in C, ma non ho alcun dubbio.

Dico De Florio, perchè mi ha sempre fatto andare al manicomio nel marcarlo.

Avrebbe meritato una carriera diversa”.

Alcuni tifosi delle squadre vostre rivali in campionato dicono che l’Albalonga è una squadra “portata”.

Quanto la infastidisce da 1 a 10?

“Queste cose mi fanno ridere.

Portata da chi?

Il nostro presidente è un uomo tutto d’un pezzo e non ha mai chiesto favori a nessuno.

Se vinciamo le partite è semplicemente perchè siamo più forti.

Poi vorrei sapere chi si lamenta.

La Nuova Itri?

Contro di noi hanno avuto due rigori ed a noi sono stati buttati fuori due giocatori.

In una singola partita ci sta che un arbitro sbagli.

Per me gli errori vanno sempre accettati e soprattutto non vanno presi come alibi, altrimenti diventa una forma di debolezza.

Volete sapere la verità?

In questo campionato ci sono squadre che avevano dieci punti di vantaggio sull’Albalonga ed ora sono alle nostre spalle.

Una squadra portata non va mai così sotto, magari sta in testa dalla prima giornata e fa il vuoto.

La verità è che questo campionato se l’è mangiato il Colleferro”.

Va bene Albalonga-Nuova Itri, ma non c’è il rischio di dimenticarsi del Serpentara?

Esiste anche un pericolo latente: quello di uno spareggio tra voi e loro.

“Piano.

Noi puntiamo ad arrivare, ma siamo consapevoli che il cammino è ancora lungo e difficile.

Dopo la Nuova Itri affronteremo in trasferta il Nettuno, che ha fatto un bel campionato, e poi la Semprevisa.

Insomma, un calendario abbastanza tosto.

Quello del Serpentara, invece, mi sembra più agevole sulla carta.

Ad eventuali spareggi non voglio proprio pensare.

Lo scorso anno a Frascati potevamo battere il record di successi consecutivi.

Di partite ne abbiamo vinto quattordici di fila, ma poi alla quindicesima contro il Pomezia abbiamo subito il gol dell’1-1 su rigore alla fine, dopo aver sprecato una decina di occasioni per chiuderla.

Mai fare tabelle”.

Sbaglio se dico che, dal punto di vista caratteriale, lei e Lucidi vi somigliate?

“Può darsi, sotto certi aspetti è vero.

Fabio è stato anche mio allenatore.

Lui è uno dei pochi che insegnano calcio in questa categoria.

Uno che sul campo ci lavora tantissimo.

Nell’insegnare la fase difensiva è il migliore in assoluto”.

Domenica sarà assente Panella per squalifica.

E’ possibile rivedere in quel ruolo Gamboni, come contro il Lanusei?

“Se è per questo, saremo privi anche di Cannoni, un ’97 che sta andando forte.

Tommaso in quel ruolo può essere un’opzione, però penso che giocherà Trinca.

Nei mesi scorsi ha avuto dei problemi fisici che lo hanno condizionato, ma oggi sta bene e quasi certamente toccherà a lui.

Non dimentichiamo che è il capitano di questa squadra”.