SERIE D, ALFONSO DELGADO E I GOL A RAFFICA PER SALVARE IL CYNTHIA: “QUESTA PIAZZA MI E’ SFUGGITA TRE ANNI FA, ORA SONO MOTIVATISSIMO”

SERIE D, ALFONSO DELGADO E I GOL A RAFFICA PER SALVARE IL CYNTHIA: “QUESTA PIAZZA MI E’ SFUGGITA TRE ANNI FA, ORA SONO MOTIVATISSIMO”

A cura di Giovanni Crocé

Alfonso Roberto Delgado, puntero classe ’86, ben noto e a volte ancora amato anche dai tifosi della Lazio, che ha i colori simili al Cynthia, motivo in più per salvarla?

ALFONSO DELGADO LAZIO
Delgado ai tempi della Lazio con Roberto Mancini allenatore

 

Devo dire che cromaticamente ci penso anche io ogni tanto e questa tonalità di celeste è indubbio che mi regala più forza, dato che tutti sapete la mia storia sportiva, essendo io arrivato in Italia molto piccolo ad 8 anni dalla Spagna, da un villaggio dell’Isola di Tenerife per vestire proprio i colori biancocelesti. Questa è una piazza che una volta messo da parte le esperienze col calcio professionistico poteva già tre campionati fa essere nel mio destino, quando invece poi alla fine scelsi il San Cesareo. All’epoca come ricorderete il Cynthia era ancora in alto mare quando lo voleva rilevare  Patron Virzi ed io, con moglie e figli a carico scelsi di non aspettare perchè davvero non potevo, e anche se in condizioni diversissime da allora, la gente dei castelli, l’ambiente e questi tifosi mi ripagano ora del “giro lungo” che ho fatto, perchè anche se sono passato da un Palestrina che lotta per salvarsi ad un Cynthia che ha gli stessi obiettivi, non mi pento di nulla e sono felice di essere dove sono, e secondo me ci salveremo senza alcun dubbio, basterà dare solo quel che è nelle potenzialità di tutti, senza far crollare il nostro rendimento.

Ironia della sorte, ieri eri a vedere proprio i tuoi ex compagni del Palestrina all’Anco Marzio, e domenica li ritrovi da avversario, anche se non sarà lo stesso di partita che contro l’Ostiamare…

delgado firma a palestrina
Delgado fresco ex del Palestrina, con cui giocava sino a dicembre scorso

 

E’ evidente anche perchè si trattava di un recupero di campionato e io sono passato anche e soprattutto per salutare tanta gente e compagni, dirigenti, il “Pres” Cristofari, che mi hanno trattato alla grandissima, parlo del Palestrina in blocco, dove per un campionato e mezzo sono stato coccolato e ho dato tanto, giocando, come molti sanno, anche con tonnellate di infiltrazioni al ginocchio, ma centrando gli obiettivi societari. Adesso però sentivo che era il momento di cambiare anche per una questione di stimoli personali, e visto che come vi dicevo, il Cynthia non mi è mai stato indifferente, non ne ho fatto solo una questione di soldi o di obiettivi, che sono gli stessi del Palestrina, restare in D, eccomi qua. Ma il rispetto per la qualità dei compagni del Palestrina è tanto e molti mi hanno detto scherzosamente di non esagerare, di non segnare e semmai di riprendere a far gol dalla prossima ma io voglio vedere salvo presto questo Cynthia e ora darò il massimo e anche di più per questa società in cui si sta davvero bene. Oltrettutto contro l’Ostiamare tutti i diffidati loro erano in panchina a riposare per quasi tutta la gara, quindi sarà tutto un altro incontro, è una sfida salvezza. Mancano 15 partite e ora bisogna iniziare a stringere il cerchio.

Dai tempi in cui a 17 anni esordivi  nel novembre del 2003 con la Lazio in serie A contro il Siena, subentrando a Liverani e con un emergente Roberto Mancini allenatore sono passati quasi 12 anni, e i ricordi saranno senza dubbio infiniti…

Certo, l’esordio fu in trasferta e perdemmo anche male, 3-0 per il Siena, ma io giocai circa mezz’ora nel secondo tempo e più in generale quella annata resta magica, andò tutto anche troppo bene, tutto perfetto da subito, più di un sogno che si realizzava: 16 presenze tra serie A e coppa Italia, oltretutto in coppa giocai davvero tanto quell’anno, in pratica saltai solo la finale con la Juventus e la lazio vinse il trofeo, quindi anche se ora sono in D, quell’anno resta tra i miei più belli, ero il pupillo del “Mancio” che dopo appena una partita infrasettimanale con la prima squadra mi tenne fisso con i grandi senza farmi più giocare in Primavera e di tutta questa fiducia incondizionata gli resto grato tutt’ora perchè mi diede fiducia a ripetizione e io mi sentivo in formissima, quasi non ci credevo ma la fiducia era tale che davvero mi riuscivano molte cose in campo, non c’era nulla che non andava. Poi il “Mancio” andò via e la presidenza cambio, io giunsi alla Lazio con Cragnotti e nell’era di Claudio Lotito per molti tesserati, per me compreso, le cose cambiarono drasticamente e subito, ma resto tutt’ora il primo tifoso della Lazio, basta chiedere a tutti i miei compagni di squadra passati e presenti, quanto sento forte e radicato questo amore per tutto ciò che è laziale. Ho anche vinto uno scudetto giovanissimi con la Lazio e se sono comunque a fare il calciatore mantenendo una famiglia con due bambini è partito tutto dalla Lazio che mi vide giocare un torneo a 8 anni in Spagna, nella mia Tenerife, dove partecipava con una squadra di ragazzini e dalla segnalazione di un osservatore partì tutto, quindi non posso che ringraziare la Lazio. Purtroppo Lotito evidentemente non mi stimava e fui costretto ad andar via…

Delgado in maglia Potenza, ai tempi della serie C
Delgado in maglia Potenza, ai tempi della serie C

Cosa accadde esattamente con l’attuale Patron della Lazio Lotito, ora, a distanza di tanti anni te lo spieghi, perchè non gli piacevi?

Io so che Lotito ha un carattere forte, è decisionista e una volta giunto alla Lazio per salvarla dalla bancarotta, dovette stabilire con metodi spicci chi secondo lui guadagnava troppo, chi poco, e io per lui ero soprattutto un giovane che aveva – due anni prima – firmato appena 18enne il primo contratto da professionista, 5 anni di contratto, e probabilmente per lui non dovevo far parte del progetto Lazio, non so perchè, visto che ero una delle stelline più in vista e anche più benvolute, altrimenti lo stesso Mancini non mi avrebbe utilizzato così tanto. Quando arrivò in società Lotito me ne mancavano ancora tanti, 3, una eternità e lui decise che dovevo accettare solo alcune destinazioni, non avevo molta scelta, ma lo capii solo quando alcuni trasferimenti che a me e al mio agente andavano benissimo e mi avrebbero fatto maturare, non ottennero l’ok della società. Quel che mi ha fatto più male ed anzi mi rende nervoso anche ora che ne parlo con te è che non solo mi invitò ad andar via in prestito, cosa che avrei anche potuto capire, ma che all’epoca due società di serie B, l’ideale per me giovanissimo, Pescara e Modena su tutte, mi avrebbero preso in prestito ed invece lui non volle mandarmi in cadetteria nonostante nel 2005, quando giunse Lotito, io avessi già due stagioni  in prima squadra. Non mi considerava e fui giocoforza obbligato ad andare in C alla Spal, dove ovviamente, come quando una cosa inizia male e finisce peggio, mi feci subito male alla spalla e totalizzai appena 9 presenze. Poi ripartii sempre dalla C2 col Potenza, dove  venimmo promossi ai playoff e segnai anche nella finalepromozione di ritorno contro il Benevento nell’1-1 in trasferta davanti a 20.00 spettatori e mi ripresi in parte da un’annata durissima. Anche quelle di Potenza (2006-2009) stagioni fantastiche per me. Poi, di comune accordo con mia moglie e con già il primo dei due figli nato, andai due anni in Romania a fare la Serie A, perchè anche io volevo fare un’esperienza fuori italia e furono stagioni meravigliose, chi parla approssimativamente del calcio romeno non sa che organizzazione hanno là: daccordo, era la massima serie, ma non ci fecero mai mancare nulla nè a Vaslui, dove vinsi la coppa di Romania, nè a Cluj, in entrambi i casi fui titolare quasi sempre e feci gol e assist con continuità. Feci la Europa League, stavo benissimo, ma quando nacque anche il secondo figlio capii che era giunto il momento di tornare in Italia, e dopo l’anno al Pergocrema, eccomi tornare al San Cesareo per far crescere a Roma i bambini.

Alfonso Delgado al Cluj Serie A romena nel 2010-2011
Alfonso Delgado al Cluj Serie A romena nel 2010-2011

Che cosa sogni dunque a 28 anni dopo tutto questo girovagare nel tuo futuro immediato di padre e calciatore?

Sono onesto con me stesso, sono un uomo che è giunto ad 8 anni  a Roma dalla Spagna e mi sento laziale ed italiano oltre che spagnolo e so che al meglio delle mie possibilità ho fatto soprattutto il calcio, non mi sono mai dedicato ad altro, d’altronde la mia storia la sapete, quindi il mio sogno è fare l’allenatore, ma ancora mi sento molto molto giocatore e voglio continuare per molti anni. Poi, più avanti, spero di diventare un allenatore valido, il mio sogno è soprattuto, e ci tengo che lo scriva, allenare un giorno i miei figli che ora sono piccoli, ma magari anche grazie a loro padre allenatore diventeranno più bravi e famosi di lui, sarebbe bellissimo e non mi interessa di chi potrebbe parlare di raccomandazioni da parte mia, perchè mi auguro con tutto il cuore che almeno uno faccia il calciatore. Poi mi piacerebbe presto riabbracciare mister Mancini, quantomeno farci una chiacchierata, perchè potrei rintracciarlo facilmente e tra noi, anche se da tempo lui è diventato un top manager e io ho dovuto adattarmi alle necessità della vita, c’è stima reciproca e chissà che un giorno le nostre strade professionali non possano in qualche modo intrecciarsi di nuovo, lui è un mito per me.

Hai ancora parenti e tutta la tua famiglia in Spagna, tra calcio e società, chi risente maggiormente della crisi tra noi e la Spagna?

Entrambi sono in crisi da tutte e due le parti, ma in Spagna la crisi economica vi assicuro che generalmente è più dura e corrosiva che qua, lo so per esperienza diretta di alcuni parenti e anche per questo anche se amo tantissimo il mio Paese di nascita, non ho mai pensato davvero, una volta trovato una moglie Italiana, nè a giocare nè a spostarmi con la famiglia. Ma appena finito il campionato, andiamo sempre per qualche periodo a Tenerife perchè là c’è un mare bellissimo, che mi riporta ai sapori d’infanzia, quando il calcio era pura libertà. Più che altro mi incavolo quando qualche presidente, soprattutto in D dove non siamo garantiti come i professionisti, ancora inganna i calciatori e non paga gli stipendi pur avendoli promessi. Dovrebbero sapere che io come tanti colleghi di serie D e serie minori non faccio altri lavori, ma solo il calciatore e gioco anche mezzo rotto per raggiungere gli obiettivi e allora la prima cosa sarebbe essere seri nei pagamenti, perchè altrimenti si mettono sul lastrico famiglie con bambini, e sono cose pessime. Ecco perchè presto vorrei tornare almeno in C, perchè così da professionista in primis avrei uno status in teoria più garantito dal punto di vista professionale: di certo, come si dice, a 28 anni e con una famiglia alle spalle, si fanno meno cretinate che da giovani e la prima cosa è la serietà della società nel pagarmi, poi sono abituato ormai a sacrificarmi sotto tutti i punti di vista perchè questo giro del mondo mi ha insegnato un milione di cose.

E degli attuali compagni, a chi pronostichi un grande futuro?

Uno su tutti, per me il nostro difensore Carta è super sprecato in serie D, è una offesa totale al calcio di alto livello, ma presto ci arriverà, e poi Errico, il nostro capitano, è davvero bravo, ma ce ne sono tanti. E permettimi di spendere due parole per Hasa, il nostro nuovo attaccante: siamo arrivati insieme a dicembre per far far gol al Cynthia e penso che ci integriamo benissimo dentro e fuori dal campo, è anche grazie a lui che io per ora ho fatto 4 gol in tre gare al Cynthia mentre col Palestrina quest’anno da settembre a dicembre ne ho fatte solo 2: ero anche debilitato dagli infortuni, ma da quando lui è in squadra ci interscambiamo benissimo la posizione da prima punta e dividiamo anche le “botte” subite in campo, e così uno dei due ha modo di arrivare lucido davanti alla porta, siamo molto complementari, una bella coppia di punte.

Ricordi di infanzia tra idoli di quando eri bambino e invece da ragazzo eri una stella delle giovanili laziali?

Io da spagnolo tifavo Real Madrid e stravedevo per Raul e Figo, abituato a un certo tipo di calcio, infatti al di là della squadra in cui gioco penso a sapere subito i risultati di Lazio e Real perchè purtroppo il Tenerife, squadra della mia città, quando ero piccolo io, era nelle serie minori iberiche. Ora in D trovo anche a marcarmi ex rivali di qualche derby primavera, ma ricordo che i rivali più arcigni erano Briotti, ora all’Astrea con Simonetta, un’altro che sta con i ministeriali e all’epoca erano alla Roma, ricordo anche un Cerci giovanissimo e le legnate che mi dava Virga…se iniziassimo a parlare di quello non finiremmo mai… (dice ridendo fragorosamente ndr)