A cura di Giovanni Crocé
Piotr Branicki, bomber polacco noto dentro e fuori la nostra regione, perchè sei in Italia da quando hai 17 anni e sei un classe 1983. Il tuo giro calcistico del Belpaese può dirsi concluso con l’Arzachena di mister Giorico?
Sono sincero, a me questa parte della Sardegna, questa squadra e questo gruppo piacciono tanto, tanto, tanto. Io sono arrivato fortemente voluto dalla società che mi chiamava tutti i giorni quando ero a Monopoli nella prima parte di questa stagione, e ora posso dire che anche se ancora non ho segnato, è un paradiso. Al di là del calcio, all’Arzachena ad oggi posso dire che si rispettano appieno le promesse e la parola data. A Monopoli mi sono scontrato spessissimo con mister Passiatore, un allenatore con cui in tutta onestà è evidente che non ho trovato la giusta intesa, anche perchè il rispetto dei ruoli è sacro, ma con lui mi stavo trasformando in un soldato che non poteva avere opinioni, non potevo parlare, nè essere solare, ridere o mostrarmi di buon umore, nè confrontarmi e questa per me è la cosa più brutta. In fondo oltre a diversi gol e campionati vinti, mi sono sentito maltrattato perchè la mia esperienza, tanta o poca, nel mondo del calcio, non era minimamente considerata, mentre con tantissimi allenatori questo è stato alla base dei successi miei e di squadra: potevo dire la mia e poi comunque ho sempre rispettato la decisione altrui, ma almeno mi sono sempre sentito ascoltato, con Passiatore tutto questo non è mai accaduto e dire che lui ha iniziato ad allenare solo quest’anno. E tralasciamo anche il fatto che dal Monopoli me ne sono andato per disperazione, avevo chiesto di giocare il più possibile perchè venivo da un infortunio e invece ero ignorato e per di più ancora devo percepire 2 mesi di stipendio e chissà quando e se accadrà. Dire che si sono comportati male è il minimo, è sotto gli occhi di tutti, ci sono le prove.
Delle tante stagioni vissute dentro e fuori dal Lazio, dove ti sei trovato meglio?
E’ scontato dire Fondi, ma anche Aprilia, piazze dove sono stato amato e ho dato tutto quello che avevo, perchè per me la serietà nel lavoro viene prima di tutto, se so che sono rispettato e si punta su di me, e al di là del fatto di essere sempre titolare, perchè se c’è dialogo il sottoscritto può accettare anche le esclusioni e le opinioni differenti. Fondi ed Aprilia sono piazze dove ho vinto campionati, con l’Aprilia ho fatto anche la Serie C, e anche a Sora posso dire di essermi integrato bene con l’ambiente. In fondo sono un uomo trasparente, che ha principi lineari e dà tutto per la squadra. Fuori dal Lazio, oltre al Monopoli, dopo la Promozione ad Acerra, dove andai per seguire mia madre, mi preme ricordare l’annata alla Viribus Unitis, dove giocai una parte di stagione anche con Luigi Cicino che ora è qua con me, e poi Battipagliese, Turris, ne avrei tante da raccontare, venni qua in Italia senza garanzie e solo con la voglia di giocare a calcio perchè anche in Polonia ebbi le mie delusioni, da giovanissimo, nel mondo del calcio, ma scelsi di venire da voi perchè amo il mestiere di calciatore e ho i miei principi…
Cosa accadde in Polonia?
Ci furono dei problemi nella mia vita, a partire da quando i miei genitori si separarono che io ero piccolissimo, a 6 anni, e poi la voglia di studiare non era poi tanta, pensavo solo ad affermarmi come calciatore ed ero anche bravo, a 17 anni ero una promessa in una squadra di serie C polacca dove passò anche la punta del Bayern Lewandowski, il capitano della nazionale polacca, ma ebbi problemi col presidente che voleva troppi soldi dalla mia cessione ad una squadra di serie A polacca, l’unico livello del nostro calcio dove davvero si guadagnava bene e si poteva sperare in una carriera di altissimo livello, oggi come ieri, e io non accettai queste speculazioni, presi il borsone e seguii mia mamma che stava in campania ad Acerra, nell’hiterland Napoletano. Ero già abituato al sacrificio, quello vero, dunque decisi che nessun presidente avido avrebbe guadagnato bene dalla mia cessione, perchè facevano valutazioni fuori mercato, e quindi la mattina, quando giunsi ad Acerra, facevo il muratore, al pomeriggio, quando riuscii ad entrare al centro di allenamento della locale squadra allora in Promozione, mi presero subito, dopo il primo allenamento e mi pagarono 500 euro solo per allenarmi tanto mi volevano tenere. Purtroppo il primo anno in cui giunsi in Italia non potei giocare in quanto la Polonia era una nazione extraeuropea, non come ora, e quindi mi pagarono solo per allenarmi. Solo che per me già era una festa, dato che nella serie C polacca, dove giocavo oltre ad allenarmi tutti i giorni, prendevo l’equivalente di 100 euro al mese, quindi per me era già un salto di qualità.
Scusa, non ho capito bene, al campo dell’Acerra, in promozione, non volevano farti entrare?
Esatto, è vero, hai capito bene, ma non avevano tutti i torti, ero io che volli provare a tutti i costi con loro, perchè ero in Italia oltre che per seguire mia mamma e allontanarmi dalla follia del calcio polacco, non loro che mi cercavano, ed ero un ragazzino affamato di sogni. Nè mia mamma nè il suo compagno capivano molto di calcio, non gli interessava, quindi io stando in quel posto, andai alla ricerca della prima squadra a cui propormi ma i primi tempi non mi volevano neanche vedere perchè ero uno sconosciuto, poi insistendo, come ti dissi, mi tennero per diversi mesi ad allenarmi soltanto per quei fatidici 500 euro, e lavoravo sempre come muratore. Poi l’anno successivo iniziò la mia carriera ufficiale e salii tra Eccellenza, D e C, perchè il permesso di soggiorno arrivò e io potei iniziare la mia scalata, ma ti garantisco, sempre meglio che la C polacca, sembra un controsenso ma è così…
Ancora oggi un calciatore polacco nel tuo Paese di origine vive di queste situazioni?
Le conoscenze per emergere nella vita e nel calcio se sono importanti da voi, lo sono ancora di più in Polonia, dove soldi veri ne girano solo in Serie A e il giocatore ha poco potere, molto meno che un professionista italiano. Ti faccio l’esempio proprio di Robert Lewandowski, una furia, un fenomeno mondiale: ebbene, anche lui iniziò da giovanissimo come me in terza serie in un club che conosco anche io, di cui conosco anche il Presidente, ovvero il Znicz Pruszkow. Ebbene, è storia nota in Polonia, che lo volevano mandare via perchè prima che esplodesse definitivamente, dicevano che Robert non era capace a giocare a calcio perchè volevano lucrare da matti anche sulla sua vendita. Poi per fortuna come tutti sapete andò al Lech Poznan e poi a Dortmund e Bayern, ma questo per farvi capire che ancora ora il calcio polacco per i giovani per tanti tanti anni è molto peggio anche tra i professionisti rispetto all’Italia e vive di equilibri sottilissimi. Ancora ora, dato che ho amici che tutt’ora giocano nella B polacca, mi riferiscono che nella seconda serie della Polonia le punte più pagate raramente arrivano o superano lo stipendio mensile di 2.000 euro, fate il parallelo tra una punta della stessa serie italiana e capirete perchè me ne andai di corsa da certe trame. Oltretutto mia madre non era certo felicissima che giocassi a calcio a 17 anni con tanto dispendio di energie e senza sicurezze economiche e voleva che se non studiavo, lavorassi, e da lì è partito il mio giro d’Italia.
Ti seguono ancora in Polonia, sanno della tua storia? Sogni di tornare magari da allenatore o dirigente nel tuo Paese di origine?
Si devo dire di si, soprattutto dopo i successi di Fondi ed Aprilia, dove giocai anche la C come ti dicevo, ogni anno da quei tempi l’equivalente della Gazzetta dello Sport polacca mi intervista e mi chiede come va nelle mie squadre di turno, almeno 2-3 volte l’anno ho contatti con i media del mio Paese e mi piacerebbe ancora giocare tanto qua, dove mi sono fatto un nome, soprattutto dopo che l’anno passato l’ho perso praticamente tutto per un brutto infortunio al legamento del ginocchio, ed è per questo che alla mia età curo ancora di più la forma e faccio anche palestra da solo e poi allenamento, devo recuperare tutto l’anno perso alla Turris. Poi non so, tornerei volentieri anche in Polonia con i presupposti lavorativi giusti ma mi sento tanto italiano quanto ovviamente polacco ormai, si tratta sempre di vedere la cosa migliore per me ed i miei familiari, allenare mi piacerebbe, se proprio devo dire un ruolo, ma fra qualche anno. Oppure portare i tanti talenti polacchi come me in Italia a giocare, dato che per le ragioni speculative di cui sopra o sono in serie A o sono sepolti e dimenticati in C o peggio, dove, avrai capito, da noi è professionismo per modo di dire, si fa la fame vera.
E parlando di attualità, la prossima sfida vi vedrà, dopo il San Cesareo, sfidare domenica un altro colosso, la Viterbese che verrà al “Pirina”…
Sarà grande partita ma non so dirti se ci sarò perchè a San Cesareo ho subito uno piccolo stiramento muscolare di circa un centimetro e mezzo e quindi non so se riuscirò a recuperare, siamo a venerdì e ormai manca poco, ma so che i ragazzi sono in un gran bel periodo; per dirti per me l’1-1 dello scorso turno a San Cesareo è come una sconfitta anche se abbiamo pareggiato, perchè io ho avuto un paio di palloni buoni e potevamo tranquillamente vincere, per essere tutt’ora terzi, secondo me abbiamo fatto molto meglio noi domenica scorsa e sono rammaricato, spero di tornare presto se dovessi saltare questa. Anche perchè devo arrivare in doppia cifra, è da sempre la mia ossessione positiva ogni anno perchè so che anche se a me piace fare assist, girare attorno all’altra punta, a uno come Cicino, mi vedete grande e grosso e se vengo considerato una prima punta, mi chiedono sempre “Piotr quanti gol hai fatto l’anno passato?” quando un Presidente mi vuole vedere per negoziare un contratto nuovo, e io non posso dire certo zero, non è mai accaduto e mancano ancora una quindicina di partite, conto di farcela.
Ma quante possibilità ti dai di restare ancora ad Arzachena?
Tante, tantissime, se dipende da me, sono da pochissimo qua ma mi sento a casa, è una bella società che mi ha tempestato di affetto e telefonate da subito, e mi ha ricercato anche quando avevo già scelto Monopoli e sapevano che non mi trovavo bene, e per me è fantastico sapere di poter giocare tanto, perchè ero con un ginocchio distrutto e alla mia età contava mettere minuti e minuti nelle gambe, per ripartire davvero dal grave infortunio. Quindi se a giugno mi rivorranno, perchè no, io ci sono anche per la prossima stagione, conosco il valore della riconoscenza…