Questo nostro calcio smemorato ed irriconoscente travolge e spesso getta un cono d’ombra sui suoi protagonisti senza neppure farsi troppi scrupoli.
Poco importa se fino ad un paio di stagioni fa uno fosse considerato tra i portieri più affidabili della regione, si fa presto ad andare oltre, e pazienza se “oltre” non necessariamente si trova la stessa qualità.
Filippo Travaglini è stato il portiere titolare di quel meraviglioso Ladispoli di Bosco che, dopo un appassionante rush finale con la Vis Artena di Punzi e l’Astrea di Mastrodonato, chiuse al secondo posto nel Girone A di Eccellenza e poi raggiunse la Serie D grazie a dei memorabili play-off che lo portarono prima a Paterno e poi a Villafranca di Verona.
Da allora sembra passato un secolo, ma in realtà (ripescaggio del Pomezia a parte), parliamo dell’ultima volta in cui una squadra laziale abbia alzato le braccia al cielo dopo uno spareggio per l’Interregionale.
Di quella squadra il portiere cresciuto nella cantera dell’Ostiamare fu uno dei protagonisti più importanti, oltre che una delle voci più autorevoli all’interno di uno spogliatoio dove peraltro non mancavano personalità di spessore.
La storia di Travaglini con il Ladispoli si è purtroppo consumata da tempo a causa di opinioni divergenti.
Ci sta, nel calcio i rapporti possono deteriorarsi.
Quello che non dovrebbe starci è che poi a logorarsi sia la memoria di buona parte di quegli stessi addetti ai lavori che poi magari lamentano a mezzo social l’irreversibile down qualitativo del nostro calcio, salvo poi compiere scelte che di certo non contribuiscono a risollevarne le sorti.
Intendiamoci bene, di Travaglini nel nostro calcio ve ne è più d’uno e di certo non è nostra intenzione perorare la causa di questo piuttosto che di quell’altro atleta.
Il suo è comunque un caso emblematico dei soverchianti, stritolanti meccanismi di un settore, il nostro, che neppure arrossisce quando indica l’uscita a ragazzi che pure avrebbero passione e qualità in dosi massicce per proseguire il loro percorso in categorie significative.
Molti hanno già smesso, altri sono indirizzati a farlo quasi in maniera sotterranea.
Alcuni, Travaglini è uno di questi, non si arrendono e continuano a sperare dopo mesi in una chiamata.
“Colpa del mio carattere – ci ride su Filippo – A me non piace proprio darmi per vinto.
Già in passato ho dovuto ricominciare tutto daccapo.
E’ accaduto ai tempi dell’Ostiamare dopo un anno in Serie D e dopo la chiusura dei battenti da parte del Fregene.
A me piacciono le sfide.
E poi troppi miei ex compagni continuano a dirmi che non devo mollare…”.
Fregene e Ladispoli sono state due tappe importanti della sua vita.
“In entrambi i casi c’erano gruppi stupendi – racconta il portiere – A Fregene più anziano di me c’era solo Emiliano Leone, che poi ho ritrovato anche a Ladispoli, dove inizialmente non ero il titolare.
Anche lì però accettai la sfida e feci bene a farlo”.
Memorabile la salvezza costruita all’Aristide Paglialunga con una squadra dall’età media decisamente bassa e mirabilmente guidata in panchina da Paolo Caputo.
“Giocavamo un buonissimo calcio e nel girone di ritorno riuscimmo addirittura a fare più punti del Monterosi che stravinse il campionato – confida l’estremo difensore – Paolo Caputo fu determinante, un vero condottiero.
Nei suoi confronti ho sempre avuto una stima infinita, ci sentiamo spesso ancora oggi.
Il Civitavecchia?
Il mister lo conosco bene, a lui per scaramanzia piace mantenere il profilo basso, ma secondo me i nerazzurri non hanno ancora espresso per intero il loro potenziale e con l’arrivo di Gabriele (La Rosa, ndr) hanno messo a segno un grandissimo colpo
Con lui ho sempre avuto un rapporto eccellente e non mi sorprende affatto ciò che sta facendo con la sua squadra…”.
Travaglini è stato l’ultimo portiere del Ladispoli ad assaporare la gloriosa pozzolana del Martini Marescotti ed il primo a testare il nuovissimo sintetico dell’Angelo Sale.
“Ho sempre custodito nel mio cuore tutte le esperienze accumulate nel corso della vita, sia quelle positive che quelle negative, e Ladispoli non fa eccezione – ricorda Travaglini – Ladispoli la porterò sempre con me, così come tutti i compagni di squadra.
Quell’anno fu una vittoria di spirito, ci guardammo negli occhi e siamo andati al di là di tutte le difficoltà.
Fu incredibile, bellissimo”.
Il mercato che si è ufficialmente aperto lunedì scorso presenta valide occasioni e Travaglini, che nel corso degli ultimi mesi si è sempre mantenuto in allenamento grazie alla disponibilità dell’Urbetevere, è certamente una di esse.
“Se potessi scegliere, preferirei tornare in Eccellenza, ma accetterei di buon grado anche una chiamata dalla Promozione – osserva Filippo che poi chiosa – Per il ruolo che interpreto serve una passione smisurata.
Probabilmente se non fossi stato un portiere, avrei già smesso.
Se non ho gettato la spugna è per questo motivo e poi lo devo alla mia mamma che, da piccolo, mi accompagnava sempre agli allenamenti ed alle partite e che è sempre al mio fianco anche adesso che non c’è più”.